Il
castillo, Luglio, 22, 1880. Ci ricongiungiamo con il maggiore Variera
davanti alla fortezza, osservando l’artiglieria che l’esercito ha
portato con se intuisco che la battaglia sarà breve, aggiorniamo il
comandante e lui dopo essersi congratulato con noi, si offre di farci
partecipare attivamente. Ogni speranza di accordo pacifico decade
quando uno degli indios colpisce l’uomo con la bandiera bianca,
questo si rivela una fortuna e Carter ha l’occasione di vendicare
la sua gamba. In pochi minuti la fortezza è caduta e gli uomini di
Tulac cercano di sfollare come meglio possono. Mentre i soldati li
atterrano uno per uno, urlano e scalciano, riuscendo a capire solo
“Tulac è morto, fuggiamo.” Infatti troviamo il loro capo
suicida, nell’immensa sala del trono della fortezza, luogo
imponente e magnifico, che però non presente alcuna traccia di
Mescal, che a quanto pare è fuggito insieme alla gran parte delle
informazioni di quanto accadeva qui. Ci salutiamo così con rispetto
dal maggiore Variera che si è rivelato d’onore e grande alleato.
La strada per l’America scorre in fretta, con una piccola tappa
presso Al Cisbani per ringraziarlo del prezioso aiuto e assicurargli
che potrà dormire sonni tranquilli. Si conclude così anche
quest’avventura piena di violenza e ambizioni, ma so per certo che
la vera missione non è ancora finita, Mescal è sicuramente alleato
di qualche forza maggiore? Dove avrebbe attaccato Tulac? Questi e
altri dubbi affollano i miei pensieri mentre attraversiamo il
confine.
Cannonate: c'è un modo migliore di finire una missione?
RispondiEliminaE' sempre un piacere, far tuonare qualche cannone...
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