Dopo
le forzate presentazioni, il soldato si presenta col nome di Lowell e
quasi sbeffeggiandoci, ci comunica che ha l’ordine di portarci dal
suo capitano in quanto hanno giustappunto una comunicazione per
Carter. A differenza del suo tenente, il capitano Johnson è più
rispettoso, ma non di meno porta cattive notizie. Il comandante del
plotone porta infatti l’ordine di comunicare a Carter la revoca del
suo stato di Marshall, nonché una sequela di false a suo carico,
addirittura il mio presunto rapimento. Johnson per rispetto
all’anzianità di servizio di Carter chiuderà un occhio sul nostro
incontro, ma ci invita ad allontanarci senza ulteriori spiegazioni.
Prima di risalire sul treno, i due scienziati decidono di metterci al
corrente di alcuni dei loro sospetti sui loro inseguitori, che
potrebbero essere dietro l’attacco al treno. Essi ci confidano di
lavorare per il governo e riconoscono un uso distorto delle
tecnologie su nuove forme d’energia a cui loro stanno lavorando.
Sorvolando sulla mia curiosità sul loro lavoro, diventa necessario
una fermata col treno alla vicina Fallon, per permettere a Mc Clintoc
e Watson, di contattare il loro referente al governo e per me e
Carter ricercare risposte ai piani alti dell’amministrazione per
fare luce sulla sua revoca. Arrivati a Fallon la situazione è tesa,
ci dividiamo subito per gestire il contatto e la ricerca di un luogo
per la notte. L’ormai ex capitano ed io, scortiamo gli scienziati
al telegrafo per poter anche noi cercar di domandare ai nostri
contatti cosa accade ai piani alti. Dopo che tutti abbiamo spedito i
nostri telegrammi ecco arrivare stranamente in maniera celere le
prime risposte. Mc Clintoc e Watson ricevono risposta in pochi
minuti, comunicazione che fissa l’appuntamento alla stanza ventitré
del Green Star Hotel di Austin; dopo circa un’oretta, arriva la
comunicazione dello zio che, in maniera lapidaria altro non presenta
se non:” Ho le mani legate”, che starà accadendo al governo? La
situazione è strana infatti a Carter non arrivano risposte di sorta.
Ci ritroviamo così in albergo con gli altri per fare il punto della
situazione ancora una volta, ed è proprio in quel momento che Watson
scopre di aver perso i dettagli dell’incontro, tale imprevisto fa
scattare in me un flash del momento in cui plausibilmente i dettagli
sono stati, sottratti e non smarriti. Infatti ricordiamo che lo
scienziato è stato quasi spintonato da un uomo vestito da minatore
all’uscita del telegrafo. Facendo mente locale è probabile che sia
stato proprio lui l’autore del furto, non faccio in tempo a
concludere le mie analisi, che Carter esce furioso alla ricerca del
colpevole.
domenica 30 novembre 2014
sabato 22 novembre 2014
Quel treno per...
Ruper
City, Luglio, 25, 1880. La notte scorre abbastanza tranquilla,
riusciamo così a svegliarci di buon’ora per dirigerci alla
stazione. Durante il tragitto siamo accompagnati dal corteo funebre
delle vittime della sparatoria, la situazione in città è surreale e
andarcene via il più velocemente possibile, sembra sicuramente la
soluzione migliore. Ecco così che troviamo il treno ad attenderci,
un sei vagoni, saldo e robusto, pronto al viaggio. Ci accomodiamo per
quello che dovrebbe essere un viaggio tranquillo verso Austin,
infatti i miei compagni decidono di rilassarsi ognuno a modo loro:
Doc continua a dormire; Toro sostiene che sia più pratico meditare
sopra il treno; Brett si avvicina alla compagnia di un signora sul
treno; mentre Carter, stranamente, decide di accettare le attenzioni
di una, sicuramente altolocata, donna che si era presentata insieme
alla compagna di Brett; il tutto mentre io decido di accomodarmi
nella zona più tranquilla del vagone per cercare di scrivere e
riflettere sugli ultimi avvenimenti ma, sfortunatamente il dannato
prete, ha deciso di impedirmi qualsivoglia forma di studio, intonando
stupidi canti ad alta voce. Fortunatamente per me il treno ha una
brusca frenata e dall’aria Truce di Toro che si ripresenta nel
treno capiamo che fuori è successo qualcosa. Lo spettacolo che si
presenta a poca distanza è particolare: un altro treno che ci
precedeva sul binario, è fermo, uno dei vagoni distrutto con un
enorme cratere fumante, tutt’intorno soldati e quindi guai. Mentre
cerchiamo di osservare quanto accaduto, si avvicina a noi uno dei
tenenti del plotone, che con fare poco garbato quasi sembra voglia
cacciarci.
domenica 16 novembre 2014
Quando un uomo con la pistola o il fucile, incontra un uomo col la gatling, l'uomo con la pistola o il fucile è un uomo morto!!!
Quanto
segue mi è stato riferito in quanto non sono stato presente e la
situazione comunque non è tra le più chiare. Durante la discussione
per le armi, inaspettatamente si presentano al saloon dei soldati che
si identificano come uomini del maggiore Cartridge, vice di Turbol,
domandando spiegazioni per i soldati uccisi davanti lo stabilimento
del carbone. La discussione degenera in pochi minuti, e finisce in
altrettanto pochi minuti, quando il reverendo Jackson decide di
mostrare che forse non è uno sciocco, mostrando che la sua pesante
croce altro non è che una gatling gun ben armata. La conta dello
scambio di opinioni fra il nostro gruppo e il piccolo drappello di
sudisti è di otto morti e un isolato distrutto dall’arma di
Jackson, al suo arrivo lo sceriffo è incredulo.
Alla
fine entriamo nel saloon per rilassarci dopo lo spiacevole equivoco,
siamo così avvicinati da due distinti gentiluomini, che si
presentano come Watson e Mc Clintoc, due scienziati in cerca di una
scorta. I due studiosi ci raccontano di essere in viaggio e di temere
per le loro vite, ma dopo la prova di forza al di fuori del locale,
sono intenzionati a comprare i nostri servigi per protezione fino ad
Austin. Il capitano sicuramente toccato più dalla loro storia che
dal premio in denaro decide di accettare, senza troppe domande,
subito dopo aver incassato l’anticipo per il viaggio.
mercoledì 12 novembre 2014
Il passato che ritorna
A
svelare l’identità dell’uomo ben vestito sono proprio,
riconoscendolo come uno dei professori del circolo universitario
americano, famoso per i suoi studi a stretto contatto con l’esercito.
Mentre mille domande vengono ad aggiungersi alla più scontata sul
perché si trovino qui e in questo stato, a distrarci intervengono
dei colpi di pistola da dietro una collina. Dato che i sudisti di
Turbol potrebbero trovarsi nelle vicinanze e magari attaccarci
decidiamo con cautela di investigare su quanto sta accadendo e
infatti troviamo sudisti sì, ma intenti di un altro scontro a fuoco.
La miglior mossa che viene in mente al gruppo è di fermare lo
scontro per capire cosa accade, sono presenti tre soldati sudisti con
un cadavere su un cavallo e altri tre, forse operai, ribattere al
fuoco dalle vicinanze di un impianto per il trattamento del carbone.
Doc finalmente si sveglia e il suo aiuto è fondamentale per
risolvere la questione azzittendo per sempre in pochi colpi i sudisti
e così ancora una volta posso mostrare le mie abilità interrogando
gli italiani. Ci raccontano non senza qualche difficoltà che i
soldati sono comparsi accusandoli senza alcun motivo apparente di
aver assassinato il loro amico e che non era la prima volta che
accadeva una cosa simile. La situazione si fa sempre meno chiara,
decidiamo così di avviarci alla vicina Ruper City per riposo e fare
il punto della situazione, unico appunto Brett ci fa presente che non
ha intenzione di farsi vedere troppo dallo sceriffo, immagino subito
abbia problemi con la legge, ma se Carter si fida di lui è
sottinteso che dovremmo farlo anche noi. Ruper City è una città di
non grosse dimensioni ma molto vitale, è la nostra prima tappa è
come al solito il saloon per sistemarci per la notte. Ognuno però
entra in città con diverse aspettative, Brett sembra proprio essere
un giocatore d’azzardo intenzionato a far fruttare i suoi dollari,
Doc come sempre intenzionato a bere, Jackson a trovare una
sistemazione per la sua inutile croce mentre gli proprio riposare.
Veniamo però spiazzati alla richiesta di consegna delle armi
all’ingresso del saloon, secondo le direttive dello sceriffo per
evitare problemi all’interno. Brett ed io siamo ansiosi di entrare,
in particolare per la continuazione dei miei studi sociali sulle
personalità femminili locali, così consegniamo le armi e entriamo.
sabato 8 novembre 2014
Le vie del Signore sono... finite
Il Signore, nella sua infinita sapienza, sa di per certo quello che
fa: ne sono profondamente convinto, perfino quando le Sue decisioni
sono imperscrutabili come quando mi ha posto sulla strada dello US
Marshall Carter e della sua eticamente discutibile cricca, composta
da un peccatore, un miscredente razionalista e un pagano.
Stavo vagando, con il mio compare di
viaggio Bret, là dove ci conducevano i cavalli, nella consapevolezza
che non c'è contrada che non abbisogni della Parola del Signore, ed
io sono pronto a portarla, con le buone o con le cattive. In fondo,
anche Carlo Magno massacrò migliaia di Sassoni pagani impenitenti al
pio fine di convertire i superstiti, e ancora dobbiamo rendere grazie
a tale opera meritoria. I miei strumenti non dovranno essere da meno.
In attesa della conversione, del resto, è Bret a occuparsi del
punire i peccatori, spennandoli al gioco d'azzardo.
Incontrammo così, per caso, un
composito gruppo che pareva ben altro da una squadra di tutori della
legge, ma piuttosto una sorta di accolita di vagabondi. Mi sarei
limitato a concedere loro qualche biblico ammaestramento, ma Bret si
lanciò praticamente fra le braccia del meno indecoroso dei
viandanti, dal contegno nobile: erano stati commilitoni durante la
guerra di Secessione. Carter, questo il nome del tale, che una stella
rivelava come US Marshall, lo invitò ad aggregarsi al suo gruppo, ed
io non ebbi nulla da ridire. Mi sembravano tutti molto bisognosi di
una giuda spirituale: il gigantesco indiano Toro Scatenato che
asserisce di comunicare con gli Spiriti, ma nemmeno sembra sapere
della venuta del Messia; il folle Lombroso, che ripone scioccamente
più fiducia nella scienza moderna che nei testi dettati da Dio in
persona alcuni millenni fa; il peccatore Doc, pistolero alcolizzato,
che viaggia su una sorta di branda che lascia trascinare dal suo
cavallo, a simboleggiare come siano gli istinti bestiali, e non la
Fede né il raziocinio, a guidarlo.
Forse Egli vuole mettermi alla prova, o
forse vuole concedermi la possibilità di convertire una siffatta
turba, oppure ancora Egli vuole, pure attraverso il male, operare il
bene, a Sua maggior gloria.
Io, non posso che rimettermi alla Sua
volontà.
domenica 2 novembre 2014
Due non troppo nuove conoscenze
In
direzione della Virginia, Luglio, 24, 1880. Anche un semplice viaggio
da una città all’altra può per noi diventare fonte di inattesi
quanto imprevisti eventi. Mentre cavalcavo vicino i miei fidi
compagni, l’attenzione di noi tutti viene indirizzata verso due
pittoreschi individui che “discutevano” a fianco del sentiero con
una carrettino che non voleva saperne di muoversi. Diventa scontato
avvicinarsi e scoprire se si tratta di semplici viaggiatori o altro,
mentre stavo riflettendo su questa possibilità, noto che Carter e
gli altri stanno già parlando con loro. A presentarli è proprio il
capitano, infatti uno dei due è un suo vecchio commilitone, Brett
Maverick mentre l’altro, ehm… il reverendo Jackson. Il soldato si
presenta subito come una persona seria e ordinata, come si confà al
suo status, mentre il reverendo da subito l’aria di essere con la
testa fra le nuvole come è normale per chi è solito parlare con
amici immaginari. I due ci raccontano che il carretto, che trasporta
la grossa croce del reverendo si è incagliato in una roccia e li ha
rallentati, mentre cercavano di raggiungere la vicina Ruper City.
Forse non tutti completamente d’accordo decidiamo di viaggiare
insieme verso la vicina città, per riposo e provviste, il tutto
mentre Doc dorme dall’ultima città visitata. Durante il tragitto
notiamo che Toro ha uno dei suoi classici colpi di calore, dopo i
quali afferma di vedere cose, in cui devo ammettere, spesso indovina
i fatti, ma questa volta è più turbato del solito. Quasi comparendo
dal nulla da dietro un altura un gigantesco albero oscura la nostra
vista con una visione terribile. Ai rami dell’arbusto infatti sono
stati infatti impiccati cinque uomini, la visione è resa ancor più
raccapricciante quando ci rendiamo conto che probabilmente erano già
morti a causa di molteplici segni di tortura e soprattutto è già
evidente l’amputazione delle mani. Sia io che il reverendo siamo
molto interessati a tirare giù quei pover uomini, io per un analisi
più approfondita e lui per qualche sciocca funzione; Brett e Carter
alla vista, o meglio alla non vista, della mani cominciano a
discutere animatamente fra loro; Toro sembra altrettanto colpito
sostenendo che si tratta proprio della sua visione e parlando di un
fantomatico serpente di metallo; infine Doc continua a dormire
beatamente. Osserviamo i cadaveri si tratta di quattro soldati più
un individuo vestito in maniera elegante, Carter e Brett svelano
parte dell’arcano, sostenendo che probabilmente tutto ciò è opera
del colonnello Turbol, personaggio con cui loro hanno avuto a che
fare durante la guerra, si tratta infatti di un sadico comandante
sudista che aveva proprio la curiosa abitudine di punire in questa
maniera i sottoposti, e ciò spiega i soldati.
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