domenica 27 luglio 2014

Una banda di teppisti

Troviamo il nero di prima, quasi circondato dai soldati del presidio militare, mentre Toro Scatenato ci assicura che i cavalli sono sani e sono stati trattati con il massimo della cura, Carter viene riconosciuto dall’ufficiale del presidio, credo che siano riusciti a non a mettere mano alle pistole solo per via della nostra fretta di partire. Poco prima di andar via, dalla piazza, veniamo avvicinati dalla segretaria di Marlon che ci ricorre per chiederci di tornare ancora alla banca, allorché decido di accodarmi al capitano per seguirlo e dimostrargli così di essere sempre pronto all’azione, inaspettatamente, Carter fraintende le mie intenzioni fino mostrarmi la pistola, la situazione sembra degenerare finché non viene interrotta dall’arrivo di Marlon in persona. Il banchiere ci confessa di non averci raccontato tutto, di averci nascosto, per paura, che da un paio di giorni aspettava una diligenza con un ultimo carico d’argento, carico mai arrivato; comincio a pensare che per sospettare di lui non sia necessaria una laurea, infatti se ne accorgono anche i miei compagni, che decidono di affrettare la partenza.
Ci troviamo fuori dalla città, Toro Scatenato e Carter cercano tracce, Doc cerca altro whisky; ma in poco tempo siamo già lontani; il paesaggio è magnifico, il nulla a perdita d’occhio, le montagne sembrano abbracciarci, non capisco come mai i miei compagni non riescano a godersi il paesaggio. Poco prima di accamparci ai primi segni del tramonto, ricordo la maestosa carica di un gruppo di bufali, la mia scelta di partire è stata quanto mai saggia. Decido di preparare il caffè per tutti, umilmente, per porgere le mia scuse al fraintendimento col capitano, riesco a notare che l’indiano farfuglia strane parole e pare dormire, poco prima che riesca a fare domande, egli si riprende e ci comunica che saremmo circondati da banditi. Mi armo del mio nobile coraggio e della mia pistola, ma riesco solo a vedere Doc caricare le sue pistole, il capitano comincia per prima a fare parlare il piombo, mentre l’indiano sparisce per qualche minuto per tornare con il corpo di uno dei malfattori, credo che abbiamo vinto, e credo che la mia scelta di partire potrebbe aver avuto necessità di più riflessioni, quando noto che non sono riuscito a muovermi di un solo passo durante l’assalto.

mercoledì 23 luglio 2014

Puzza di bruciato

Lo sceriffo Banner si presenta come rozzo uomo di legge, quale è evidentemente essere, accanto a lui, uno suoi vice, Kurt. Banner ci invita nella sua baracca, lì grazie alla confidenza che sembra esserci col capitano Carter, acquisiamo molte informazioni utili, che spiccano tra l’ovvia disastrosa situazione economica della città. A catturare la mia attenzione è il nome del sindaco nonché proprietario della banca e della miniera, il signor Marlon, nome che credo di aver già sentito anche se non ricordo dove, dovrò approfondire, secondario per me è invece la sparizione dell’altro vice dello sceriffo, Jacky. 

Dopo aver salutato con pochi convenevoli, riesco a far valere la mia opinione indicando come prossima tappa, la banca di Marlon. Definire banca quel piccolo edificio è un insulto alle vere banche della grande città, ma se così deve essere… La segretaria di Marlon da dietro lo sportello rimane un po’ stupita dal nostro arrivo, e con la sua solita “cordialità” il capitano Carter le intima di annunciarci a Marlon. Noto subito che Marlon può definirsi aristocratico, solo in quanto arricchito, spiacevole, ma comunque notevole. Ci racconta, molto, forse troppo, che è praticamente proprietario di tutta la città, che la miniera è veramente esaurita, ma che non ha informazioni dai suoi impiegati da giorni, e inoltra si lamenta degli aiuti statali, in particolar modo dello zio, molto spiacevole, sarò costretto a riferire. Ci congediamo dopo che mi sono premunito di raccogliere un’autorizzazione dal signor Marlon per entrare in miniera ed eliminare le probabili seccature a venire. A differenza di quanto annunciato al signor Marlon, Carter sostiene che sarebbe meglio partire subito, per sviare i sospetti, dice, quindi ci dirigiamo dal maniscalco per i cavalli.

sabato 19 luglio 2014

In città

Arriviamo finalmente, nelle prime ore della mattinata in quella che i locali definiscono città, è un luogo scarno e spoglio, come in tutti i “villaggi” di questa zona l’unico edificio davvero imponente è la casa del piacere, tutti i uguali i popolani. Mentre ci avviciniamo alla piazza, un nero ci sia avvicina con fare convinto, si dichiara il maniscalco della città, i miei compagni decidono di fidarsi di lui a istinto, io decido di farlo perché i lineamenti del suo volto mi raccontano una storia, è un uomo semplice, ma anche affidabile; decidiamo così di lasciargli i nostri cavalli da accudire. Sotto mio cauto consiglio ci dirigiamo al saloon per trovare un luogo ove poter riassettare il materiale, anche se le priorità dei miei compagni sono ben diverse; per esempio Doc, sostiene di aver una gran sete, come se non bevesse da ore, eppure mentre lo dice sta appena finendo di sorseggiare il suo ultimo goccio dalla fiaschetta. Il capitano Carter sostiene che fra le nostre priorità dovrebbe esserci il bagno, lodevole, ma i libri dovrebbero essere più importanti; curioso il fatto che veniamo avvicinati da uno sporco, letteralmente, ubriacone, mentre contrattavamo col barista per le camere. 
L’uomo, che scopriamo chiamarsi Joseph, attira i pensieri del capitano Carter, citando la miniera nei suoi vaneggiamenti. La miniera d’argento ha fatto per qualche tempo la fortuna della città, attirando lavoratori e donando un minimo di benessere ai suoi abitanti, ma da tempo il filone si è esaurito, lasciando la Rose Town nella povertà e nello sconforto, ma ora tra le parole senza senso e i racconti sconclusionati di Joseph, si parla di miniera e nuovo filone d’oro. Joseph è un povero disgraziato, non ho nemmeno perso tempo a esaminarlo, ma Carter sostiene che pagargli da bere per farlo vaneggiare possa essere utile, almeno finché non diventa del tutto incomprensibile. 
Mentre ci allontaniamo verso il bagno, la giovane cantante sul palco, ci nota e ovviamente ricambia in particolar modo il mio sorriso, sicuramente ha buon gusto. Dopo aver dovuto far portare attenzione ai libri durante il bagno, il capitano decide che non abbiamo diritto né a riposo né a sistemazione, così ci dirigiamo alla piazza per decidere il da farsi. Veniamo quasi colti con sorpresa, quando sono le novità a venire da noi, incontriamo così la legge, in questa città, che si presenta a nome di sceriffo Banner e il suo vice Woody.

Lungo le vie del West

A cura di Edward Lombroso.
Nei pressi di Rose Town, Giugno, 12, 1880.
Ormai sono sempre più convinto, che aver finalmente varcato la soglia della magione familiare in cerca dell’avventura sia stata un’ottima scelta. Il mio saggio padre non n’è ancora convito a giudicare dalle lettere che riescono a giungermi, ma da quando lo zio, da noi in visita in Europa, mi ha proposto di aggregarmi alla spedizione del capitano John Carter, finalmente sento di affrontare una sfida adatta alle mie capacità.
Dalla partenza da Dallas, è passato più di un mese, e ho potuto approfondire la conoscenza dei miei compagni di viaggio, un gruppo pittoresco senza di dubbio, chissà se troveremo l’avventura o solo guai. Il giovane Doc Holiday per esempio, è un volenteroso, ma sembra sempre più interessato ai piaceri dell’alcool a dispetto dell’azione. L’indiano, invece di cui non ricordo a stento il nome, credo Toro in corsa, Toro Scatenato qualcosa del genere, ha un fisico possente, ma credo sia normale per una razza selvaggia come la sua; i suoi canti alla luna hanno qualcosa di quanto assurdo quanto primitivo, devo trovare il tempo per studiarlo. Il capitano Carter è stata una sorpresa, lo credevo un valoroso cavaliere, come quelli di cui si favoleggia nei nostri salotti europei, invece è un uomo rude e pratico, tutt’ora nutro dei dubbi sull’approccio per portargli rispetto ma allo stesso tempo per far valere il mio rango.
Dalle informazioni preliminari per la stesura del mio libro sulle variopinte personalità di questo “selvaggio west”, ho estratto alcuni rapporti che potrebbero esserci utili. Rose Town è una cittadina che ha contato fino a duecento abitanti, ora si ritrova con poco più di ottanta anime che vivono lì; la miniera di argento, fulcro dell’economia cittadina è in esaurimento, o almeno queste sono le voci. La città è inoltre infestata da due bande di rivali di fuorilegge che si contendono ovviamente il territorio, dato che non è visibile o intuibile alcunché tipo di ricchezza. Gli scuoiatori, così si fanno chiamare i disgraziati al seguito di Jack Thompson; uomo curioso, si vocifera abbia una predilezione per i coltelli, sono tanto intenzionato a interrogarlo, quanto il capitano Carter a incassarne la taglia che ammonta alla significativa somma di cinquecento dollari da vivo e cento da morto. La mia più grande curiosità invece è dovuta al signor Peter Mayer, soprannominato da alcuni “Pete, la Iena”, personaggio atipico, a partire dal fatto che il governo lo desidera vivo a tutti i costi data l’impressionante cifra di millecinquecento dollari che ha fatto brillare gli occhi della maggior parte dei miei compagni; inoltre egli è il leader dei terribili Hamilton, chissà se incroceremo le loro strade.