domenica 31 agosto 2014

Dentro la miniera...

Vedere la miniera da lontano mi provocava un misto di paura e sollievo, mentre al capitano altro non faceva che procurare un aumento dell’ira, a Doc cresceva la voglia di sparare e Toro altro non faceva che parlare con la sua aquila come al solito. Ciò che vedemmo fu la normale presentazione di un ingresso di uno scavo, fu quello che non vedemmo a insospettirci, non c’era anima viva, e solo dopo avrei compreso l’entità di queste mie affermazioni. La nostra prima tappa fu la baracca dell’amministrazione della miniera, disordine e sangue, ma cosa era successo? Trascinati dalla situazione e dall’irruenza i miei compagni corsero a ispezionare il capanno degli attrezzi e il dormitorio, senza però trovare nulla, a differenza di me, che data la mia abilità investigativa trovai qualcosa di ancor più particolare di quanto visto finora. Una richiesta ufficiale al magazzino in città, per la consegna di cinque bare, nulla di strano in realtà se non fosse per la firma, siglata appunto con il simbolo del teschio; Carter fu il primo a trasalire e a sussurrare “skulls and bones”. Il capitano corse fuori verso l’ingresso decidendo per tutti che era il momento di capire cosa stava succedendo e che le risposte erano nella miniera. Riuscivo solo a pensare al forte odore di sangue proveniente dall’ingresso quando Carter si avvicinò a me e disse:” Voglio che qualcuno torni vivo, prendi il cavallo e aspetta davanti l’ingresso, se non sentirai più nulla, corri, galoppa più che puoi, non raccontare a nessuno quello che hai visto, e soprattutto non una parola sui teschi, d’accordo?” o almeno questo è quello che capii, potei dire solo “si, signore”. Mentre i miei compagni si dirigevano verso la porta, non potei che domandarmi, se mi avesse lasciato all’ingresso, perché sarei stato solo d’impiccio o perché ero l’unico davvero affidabile per portare la verità di quanto era successo.

sabato 23 agosto 2014

I magnifici 4

Durante il turno di Doc non riesco a dormire, lo vedo quasi più sveglio del solito, sarà la mancanza d’alcool? Tocca finalmente a me, penso che sono di nuovo pronto a dimostrare il mio valore in questa spedizione, quando comincio distintamente a sentire rumori da dietro un arbusto. Non voglio rischiare di non essere all’altezza della situazione così, con tutta il rispetto e la delicatezza, sveglio il capitano e lo metto al corrente di quanto accade; sfortunatamente si tratta solo di un paio di coyote attirati dal tenue fuoco, il capitano allontana loro e poi me, prima di ricoricarsi nel giaciglio. La nottata prosegue senza troppe distrazione, a parte l’assurdo e fastidio canto di Toro, di cui solo Doc pare trovare giovamento.


Nei pressi della miniera d’argento, Giugno, 13, 1880.
Rinfrancati dalla notte di riposo saliamo in groppa ai cavalli decisi a scoprire cosa accade davvero nei dintorni, e grazie al mio colpo d’occhio viene a galla l’ennesima stranezza. Una serie di tracce, come di ruote, quei segni che potrebbero essere proprio delle diligenza scomparsa, decidiamo di approfondire lasciando la strada principale verso la miniera e ci ritroviamo all’interno di canyon con quello che rimane del carro che aveva lasciato i segni. E’ strano molto strano quello che troviamo, nessuna traccia visibile, nessuna stranezza un carro semidistrutto e abbandonato da tempo, solo casse vuote con la bandiera americana e nulla di più, forse l’ennesimo punto cieco? Dopo la scoperta del carro distrutto diventa obbligatorio indagare sulla pila di corpi che avevamo scoperto il giorno prima.
E’ una strage una dozzina piena di morti, messicani, e ancora le casse d’armi, il collegamento diventa semplice, contrabbando e un imboscata, questi avanzi di galera, si sono fatti la pelle a vicenda, continuo a essere stupido della stupidità di questi banditi. Cerchiamo indizi, nonostante i canti lamentosi del nostro indiano, è quello che notiamo sono bossoli infilati nella bocca delle vittime, una firma? Sono completamente d’accordo col capitano Carter quando fa notare quanto sia trafficato questo piccolo angolo di nulla.
Così completamente all’oscuro di quando accade ritorniamo sulla strada principale pronti per dirigerci alla miniera, ma nuovamente qualcosa di strano canalizza la nostra attenzione, troviamo quella che sembra essere senza ombra di dubbio la diligenza partita dalla miniera, insieme al cadavere del povero Jacky. Ecco però che questa volta notiamo indizi significanti e cioè: la diligenza trasportava qualcosa di diverso da un carico d’argento o d’oro i segni del peso lo indicano chiaramente, non ci sono segni di scorta alla carrozza e infine Jacky presenta lo stesso rituale dei messicani, ma con un una particolarità, il bossolo nella bocca è lo stesso dell’arma che l’ha colpito alle spalle. In che terribile angolo di mondo siamo finiti? E’ questa la domanda che continuammo a ripeterci mentre ci affrettavamo, nell’unico posto dove speravamo di trovare risposte.

venerdì 15 agosto 2014

Per un pugno di dollari...

Abbiamo il sopravvissuto davanti, è visibilmente scosso; e nonostante sia stato proprio lui ad attaccarci, stranamente dal suo viso, nonostante la vistosa sporcizia, riesco a capire che è solo un povero disperato, mentre i miei compagni credo facciano quasi a gara a chi lo intimorisce di più. Ci racconta, incoraggiato da Carter, di chiamarsi Matt, di essere, come è evidente dai suoi vestiti, un minatore. Lui e il suo compare sono stati reclutati per seguirci, sfortunatamente, era proprio l’altro ad avere i contatti con il mandante, i miei compagni non si fidano cercano di estorcere informazioni allo sventurato, ma è evidente che sta dicendo la verità. Ci racconta che in città c’è un altro uomo potente oltre Marlon, cioè O Connor il gestore dell’emporio ha parecchie attività aperte con l’esercito. Ma soprattutto ci dice che la miniera è esaurita da ormai due mesi e mezzo, giorno in cui il capo miniera Francis li ha cacciati via, anche questo è vero; ma allora perché Marlon ci ha raccontato di un carico che doveva partire due giorni fa? Davvero non sapeva nulla. L’ultima cosa che aggiunge prima di richiudersi nella paura è di una misteriosa serie di cunicoli naturali scoperti nella miniera proprio nel suo ultimo giorno. Carter decide che sarebbe una buona idea mandare indietro il povero disgraziato per scoprire chi li aveva assoldati, io mi limito a confermare che è certo che Matt non ci avrebbe mentito, cosicché lo mandiamo indietro con dieci dollari e la minaccia di aiutarci o fare una fine orribile.
Cavalchiamo ancora per qualche ora, finché poco prima che cominci a fare buio, l’indiano grazie alla sua vista sviluppata, riesce a notare quello che sembra il teatro di un massacro poco distante, annunciato dal gran numero di avvoltoi che gli volano intorno; il Capitano suggerisce con il suo solito tatto, che sarà meglio per noi occuparcene l’indomani dopo aver riposato. Mentre mille domande affollano il gruppo, sorseggiamo altro caffè, prima di decidere i turni di guardia, Doc, impaziente e irruente come al solito, sarà il primo, io avrò l’onore di essere secondo, poi il capitano Carter e infine il selvaggio. Vengo istruito su come condurre un turno di guardia, di come non dovrei né scrivere, né leggere, per mantenere alta la concentrazione, ma ciò che è accaduto fin ora, è troppo interessante per non essere documentato.

mercoledì 6 agosto 2014

Quello che gli indiani pensano...

Gli spiriti sono inquieti. Lo sento nella sabbia e nel vento e mi tocca assecondarli, capire cosa vogliono comunicarmi. La mia aquila osserva dall'alto nostro gruppo poco colorito. Lo sceriffo Carter Virginia sembra uomo buono e saggio e io mi fido di lui. Anche il giovane sputafuoco sembra buono e credo io deve prendere ad esempio lo sceriffo. L'uomo vestito bene invece non mi piace anche se fa parte del nostro gruppo; forse perché arriva da molto lontano, oltre Grande Mare ad Est e non crede ai miei spiriti. Cosa sa lui di spiriti? Lui sempre avete testa sui libri ma non sempre tutte le risposte trovare sui libri. E come se non bastasse guai guai grossi vicino di miniera e sceriffo Carter Virginia volere indagare. Confido negli spiriti che ci guidano a dispetto dell'uomo elegante.



venerdì 1 agosto 2014

Il capitano John Carter

Dannati yankees, non sono contenti di aver distrutto il mio stato, di avermi rubato tutto: i miei soldi, le mie terre, il mio modo di vivere. Non gli è bastato avermi fatto scappare fin quaggiù, in questo deserto maledetto da dio e disprezzato dagli uomini. Speravo che andando abbastanza a sud avrei potuto rifarmi una vita tranquilla e senza troppe ingerenze da parte di quei maneggioni, ma no! Anche se ho accettato di lavorare per loro e di far rispettare la loro legge non è abbastanza! Mi hanno anche mandato un cucciolotto a cui badare, uno smidollato studioso che pensa di poter dare ordini ai miei compagni e addirittura a me, quando anche una falange del mignolo di uno qualsiasi di noi vale dieci cuccioli arroganti come lui. Cercherò di tenere a freno Doc, che è forse il più nervoso di noi, almeno finché il cucciolo non capirà che questo non è il suo mondo, qua non ci sono zii o altri parenti che ti spianano la strada, qua si paga in prima persona: o sai comportarti come si deve o devi aspettarti che qualcuno ti presenti prima o poi il conto. Che poi mi abbiano mandato tra i piedi questo impiastro nel bel mezzo di un caso rischioso mi fa ancora più imbestialire: siamo solo in tre e sembra che dovremo vedercela con almeno una ventina di brutti ceffi. Se non si da una regolata penso che lo useremo come esca per i nostri avversari ...


Fortunatamente ho con me il buon Doc e il fido Toro Scatenato: compagni che sanno come si sta al mondo e come ci si comporta in questo angolo di nulla. In questi anni ci siamo reciprocamente aiutati e soccorsi, con rispetto e anche, perché no, con affetto: ciascuno con il proprio compito e le proprie caratteristiche.
Chissà, forse anche il cucciolo potrà avere una qualche utilità: alcune delle sue osservazioni sono state interessanti. Se imparerà a non starci tra i piedi quando le cose si fanno calde, a evitare di dare ordini assurdi a sproposito e, soprattutto, a pensare di essere un padreterno perché la sua famiglia è importante forse riuscirà a tornare a casa intero e senza troppi danni. Pare che non abbia proprio capito come funzionano le cose qua al confine: le pallottole sono la cosa più a buon mercato e lo spazio per far sparire qualcuno non manca certo; vedremo come evolverà la cosa, certo che se non comincia ad avere un po' di rispetto per gli altri dovremo investire un po' di denaro in pallottole e un po' di tempo per nascondere il suo cadavere ...