lunedì 29 dicembre 2014

L'agnello di Dio, che toglie i peccatori dal mondo...

Ben presto ci accorgemmo (o meglio, fu Toro Scatenato a dichiararlo, sostenendo che glielo aveva detto un uccellino) di essere pedinati sia da un nutrito gruppo di sudisti – almeno una dozzina -, guidati da un indiano, sia da alcuni di quegli infedeli neri come il peccato, i quali si tenevano nascosti nella boscaglia. Non appena arrivammo in una zona montuosa, anche considerato il fatto che il nostro vantaggio si assottigliava, ci disponemmo ad un'imboscata. Simulammo di esserci accampati, lasciando i manichini e il ferito Doc attorno al fuoco, mentre noi ci nascondemmo nella boscaglia in modo da tenere sotto tiro la pista. Disgraziatamente, non appena l'indiano alla guida dei sudisti vide l'accampamento, il gruppo si fece più guardingo, e il comandante Lomax, che conduceva il drappello, lo divise addirittura in tre: cinque salirono verso il luogo dove io mi ero appostato, sotto la scorta del gigantesco indiano; tre proseguirono lungo la pista; altri cinque procedettero fra la boscaglia più lontana da noi. Giunti quasi all'accampamento, l'indiano si avvide dell'inganno, fece appena in tempo a urlare che si trattava di una trappola prima di essere falciato dalla precisa pistolettata del pur ferito Doc, mentre le fucilate di Bret sistemavano gli altri due. Nel contempo, io feci risuonare alta la Voce dell'Agnello di Dio, ossia della mia Gatling, riuscendo subito a redimere con la morte tre dei peccatori che ci stavano inseguendo, mentre gli altri due si rifugiarono sotto un masso. La situazione sarebbe stata tranquilla, se improvvisamente non fossi stato colpito alla mano da una stella di ferro, piccola ma dolorosissima, scagliata da uno di quei diavoli neri mascherati, spuntati dal folto degli alberi. Per fortuna, Toro Scatenato si lanciò come un ossesso sugli infedeli, uccidendone uno sul colpo e ingaggiando un duello all'arma bianca con il secondo, che lo avrebbe tenuto impegnato ancora per un po', ma che poi avrebbe vinto. Intanto, il mio Agnello ebbe modo di redimere un altro peccatore.

mercoledì 24 dicembre 2014

Le vie del signore sono finite, sopratutto a Natale.

Avevamo appena accolto, con lo spirito cristiano che sempre guida ed illumina la nostra strada più luminoso del più luminoso lampione nella nera notte, il povero sventurato scienziato John, che si era rivolto piangente a noi, rappresentanti della Chiesa (eccetera), quando ogni speranza di salvezza terrena gli appariva vana: un gruppo di malvagi, vestiti da sudisti, aveva appena menato strage degli uomini governativi ai quali lo avevamo da poco affidato, e ora era terrorizzato da costoro come dagli infedeli orientali che avevano barbaramente trucidato il suo amico e collega. Avevamo appena accolto questa pecorella, dicevo, quando udimmo un concitato bussare alla porta: era una peccatrice.
Più precisamente, si trattava di Virginia, la prosperosa signora che aveva facilmente indotto in tentazione il nostro non riluttante ex US Marshal, che si era concesso al peccaminoso abbraccio senza remore e senza sospettare che la diabolica mente femminile, istruita dal demonio, stava in realtà sfruttando la sua lascivia per perseguire i suoi scopi. La donna, infatti, si rivelò subito come agente dell'agenzia paragovernativa Magister 12, portando a riprova un documento firmato in autentico dal fu Presidente Lincoln. Ci disse che tale agenzia perseguiva obiettivi simili ai nostri, in quanto anch'essa lottava per evitare che i progetti delle devastanti armi elaborate da una rete di scienziati finissero nelle mani sbagliate – anche se era legittimo dubitare che le loro non fossero mani sbagliate, dato che si trattava di un'accolita di senza Dio, guidata da un pugno di individui privi della fede in Nostro Signore perché abbagliati dell'idolo della scienza; uomini del calibro di Tesla ed Edison, che vorrebbero sostituire la luce della fede con quella di una lampadina elettrica.
Nonostante avessi protestato i miei dubbi, tutti gli altri, indotti dal duplice peccato di lussuria e avarizia, accettarono di allearsi con questi misteriosi Magister 12, ed io decisi di adeguarmi, ben sapendo che è dovere del buon uomo di Chiesa andare là ove si annida il peccato: forse Nostro Signore Gesù non ci ammoniva che non sono i malati, e non i sani, ad avere bisogno dei medici? Il primo ordine della procace agente fu quella di dividerci: coloro che erano a suo avviso necessari alla causa, ossia il Marshal, l'ateo Lombroso e lo scienziato che avevamo raccolto, sarebbero stati spostati in gran segreto in una specie di villa nel Nevada, nella quale già si trovavano i sedicenti Magister 12; noi, umili servi nella vigna del Signore, avremmo invece dovuto raggiungere il luogo a cavallo, attirando dietro di noi eventuali sudisti fuori tempo massimo o infedeli del Sol Levante, e possibilmente menarne strage lontano da ogni centro abitato. Per rendere credibile l'inganno, partimmo con il favore delle tenebre portando in sella alcuni manichini abbigliati come i nostri compagni che viaggiavano comodamente e segretamente in carrozza.

domenica 21 dicembre 2014

"Adoro i piani ben riusciti"

Arriviamo preparati davanti il Green Star a poche ore dall’incontro, ma una volta dentro il piano capitola immediatamente, non sono intenzionati a far salire me e Mc Clintoc scortati, così Carter decide di tornare indietro e prendere tempo, purtroppo al nostro ritorno in hotel, quel che troviamo ha dell’incredibile, Toro gravemente ferito, Watson morto e aggiungiamo che Doc non ha ancora fatto ritorno. L’indiano ci racconta di essere stato attaccato da strani uomini in tute rosse, agili e competenti nell’uso delle armi da taglio, la morte dello scienziato lo ha colpito nell’onore. Riusciamo a riprenderci velocemente da tutti gli eventi per via della rabbia dovuta all’attacco, cosa c’entrano gli asiatici? C’è Turbol dietro i sabotaggi? E’ venuto il momento di tornare all’hotel e giocare a carte scoperte. Il Green Star è nel panico, gli ospiti fuggono e gli inservienti sono nell’agitazione, è accaduto qualcosa nella stanza ventitré, ma prima di poterci informare sull’accaduto, si ripresentano gli uomini della Pinkerton, sostenendo di essere in supporto al governo e di essere qui per prendere in consegna gli scienziati, purtroppo ora che Carter è ricercato non possiamo calcare la mano, anzi scopriamo che anche Brett nasconde qualcosa dato che anch’egli e tra i ricercati dal governo, così io e Mc Clintoc siamo portati dallo sceriffo. Calo così la maschera e sostenendo di essere in missione per conto di mio zio, riesco uscirne per riunirmi ai miei compagni, purtroppo lasciando lo scienziato nelle loro mani. Siamo ancora una volta in hotel, dove ritrovo Doc gravemente ferito, probamente dagli asiatici; ci troviamo così totalmente sconfitti dagli eventi. Il silenzio viene interrotto dall’improvvisa comparsa di Mc Clintoc alla nostra porta, egli sostiene di essere miracolosamente scampato ad un attacco degli uomini in rosso dove hanno perso la vita gli uomini della Pinkerton, e di essere ancora una vittima in quanto possiede alcuni schemi di armi che non sono ancora in mani sbagliate. Ma come evitare che la situazione peggiori? L’idea questa volta arriva da un piccolo indizio, un giornale in stanza col titolo “ambasciatore giapponese in visita San Francisco”, il destino? Una coincidenza? Lo spunto per la vendetta? Forse, fatto sta che arrivati a San Francisco potremmo mettere sotto la vista di tutti gli schemi dei lavori di Watson e Mc Clintoc, per proteggerli, magari pubblicare la notizia. Un nome spunta sulle labbra di alcuni di noi: “Mark Twain”.

lunedì 8 dicembre 2014

Camuffarsi...

Qualche ora dopo Carter ritorna con poche informazioni nuove se non che nessun minatore sospetto e stato visto nei pressi del telegrafo, e ciò ancora una volta illumina la mia mente, rimembro infatti che, è fortemente plausibile che il nostro minatore fosse non solo camuffato, ma nemmeno americano, anzi di origine asiatica. Dopo le ultime rivelazioni l’idea migliore è di riposare le poche ore che ci separano dal mattino e dalla ripartenza, per potere analizzare quanto accaduto a mente lucida.
Fallon City, Luglio, 26, 1880. Svegli e relativamente riposati, arriviamo in stazione di buon mattino con gli occhi aperti per possibili sospetti, in special modo asiatici. Saltano però subito alla nostra attenzione, degli inviati della Pinkerton, una sottospecie di associazione privata al soldo del governo per missioni “sporche”, c’entrano anche loro in questa storia? Non troviamo risposta a questa domanda e nemmeno traccia di asiatici, così non ci rimane altro che partire alla volta di Austin, in un viaggio decisamente più tranquilla della volta precedente. Arrivati in città ci affrettiamo a trovare un riparo provvisorio, in un hotel distante dal Green Star, per studiare un piano d’azione. Siamo per una volta tutti d’accordo che la situazione è compromessa, è scontato infatti che i sabotatori, chiunque essi siano, sono già pronti a tenderci una trappola, consideriamo quindi un primo sopralluogo all’hotel, a cui parteciperò in prima persona insieme a Carter, Brett e l’inutile reverendo, mentre Toro e Doc proteggeranno gli scienziati. Il Green Star è un hotel di lusso, ma si mostra subito come un luogo adatto a trappole dato il gran numero di ospiti e le molte entrate e uscite. Otteniamo poche informazioni ma fondamentali, gli emissari del governo infatti hanno riservato un intero piano per l’incontro con gli scienziati, e i locali sono interdetti a chiunque. Tornati alla stanza con le novità, i pareri su come agire sono contrastanti, così mostro nuovamente di saper essere pedina fondamentale del gruppo con un idea: camuffarmi da Watson per infiltrarmi all’interno dell’hotel e poter aver maggior controllo sulla situazione. I miei compagni non conviti accettano perché in fondo è l’unica idea che abbiamo, così Carter, Brett, Johnson ed io andremo in Hotel, Doc sarà fuori di supporto e Toro continuerà a tenere d’occhio Watson di cui ho magistralmente preso le sembianze.