Ben presto ci
accorgemmo (o meglio, fu Toro Scatenato a dichiararlo, sostenendo che
glielo aveva detto un uccellino) di essere pedinati sia da un nutrito
gruppo di sudisti – almeno una dozzina -, guidati da un indiano,
sia da alcuni di quegli infedeli neri come il peccato, i quali si
tenevano nascosti nella boscaglia. Non appena arrivammo in una zona
montuosa, anche considerato il fatto che il nostro vantaggio si
assottigliava, ci disponemmo ad un'imboscata. Simulammo di esserci
accampati, lasciando i manichini e il ferito Doc attorno al fuoco,
mentre noi ci nascondemmo nella boscaglia in modo da tenere sotto
tiro la pista. Disgraziatamente, non appena l'indiano alla guida dei
sudisti vide l'accampamento, il gruppo si fece più guardingo, e il
comandante Lomax, che conduceva il drappello, lo divise addirittura
in tre: cinque salirono verso il luogo dove io mi ero appostato,
sotto la scorta del gigantesco indiano; tre proseguirono lungo la
pista; altri cinque procedettero fra la boscaglia più lontana da
noi. Giunti quasi all'accampamento, l'indiano si avvide dell'inganno,
fece appena in tempo a urlare che si trattava di una trappola prima
di essere falciato dalla precisa pistolettata del pur ferito Doc,
mentre le fucilate di Bret sistemavano gli altri due. Nel contempo,
io feci risuonare alta la Voce dell'Agnello di Dio, ossia della mia
Gatling, riuscendo subito a redimere con la morte tre dei peccatori
che ci stavano inseguendo, mentre gli altri due si rifugiarono sotto
un masso. La situazione sarebbe stata tranquilla, se improvvisamente
non fossi stato colpito alla mano da una stella di ferro, piccola ma
dolorosissima, scagliata da uno di quei diavoli neri mascherati,
spuntati dal folto degli alberi. Per fortuna, Toro Scatenato si
lanciò come un ossesso sugli infedeli, uccidendone uno sul colpo e
ingaggiando un duello all'arma bianca con il secondo, che lo avrebbe
tenuto impegnato ancora per un po', ma che poi avrebbe vinto.
Intanto, il mio Agnello ebbe modo di redimere un altro peccatore.
lunedì 29 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
Le vie del signore sono finite, sopratutto a Natale.
Avevamo appena accolto, con lo spirito
cristiano che sempre guida ed illumina la nostra strada più luminoso
del più luminoso lampione nella nera notte, il povero sventurato
scienziato John, che si era rivolto piangente a noi, rappresentanti
della Chiesa (eccetera), quando ogni speranza di salvezza terrena gli
appariva vana: un gruppo di malvagi, vestiti da sudisti, aveva appena
menato strage degli uomini governativi ai quali lo avevamo da poco
affidato, e ora era terrorizzato da costoro come dagli infedeli
orientali che avevano barbaramente trucidato il suo amico e collega.
Avevamo appena accolto questa pecorella, dicevo, quando udimmo un
concitato bussare alla porta: era una peccatrice.
Più precisamente, si trattava di
Virginia, la prosperosa signora che aveva facilmente indotto in
tentazione il nostro non riluttante ex US Marshal, che si era
concesso al peccaminoso abbraccio senza remore e senza sospettare che
la diabolica mente femminile, istruita dal demonio, stava in realtà
sfruttando la sua lascivia per perseguire i suoi scopi. La donna,
infatti, si rivelò subito come agente dell'agenzia paragovernativa
Magister 12, portando a riprova un documento firmato in autentico dal
fu Presidente Lincoln. Ci disse che tale agenzia perseguiva obiettivi
simili ai nostri, in quanto anch'essa lottava per evitare che i
progetti delle devastanti armi elaborate da una rete di scienziati
finissero nelle mani sbagliate – anche se era legittimo dubitare
che le loro non fossero mani
sbagliate, dato che si trattava di un'accolita di senza Dio, guidata
da un pugno di individui privi della fede in Nostro Signore perché
abbagliati dell'idolo della scienza; uomini del calibro di Tesla ed
Edison, che vorrebbero sostituire la luce della fede con quella di
una lampadina elettrica.
Nonostante avessi
protestato i miei dubbi, tutti gli altri, indotti dal duplice peccato
di lussuria e avarizia, accettarono di allearsi con questi misteriosi
Magister 12, ed io decisi di adeguarmi, ben sapendo che è dovere del
buon uomo di Chiesa andare là ove si annida il peccato: forse Nostro
Signore Gesù non ci ammoniva che non sono i malati, e non i sani, ad
avere bisogno dei medici? Il primo ordine della procace agente fu
quella di dividerci: coloro che erano a suo avviso necessari alla
causa, ossia il Marshal, l'ateo Lombroso e lo scienziato che avevamo
raccolto, sarebbero stati spostati in gran segreto in una specie di
villa nel Nevada, nella quale già si trovavano i sedicenti Magister
12; noi, umili servi nella vigna del Signore, avremmo invece dovuto
raggiungere il luogo a cavallo, attirando dietro di noi eventuali
sudisti fuori tempo massimo o infedeli del Sol Levante, e
possibilmente menarne strage lontano da ogni centro abitato. Per
rendere credibile l'inganno, partimmo con il favore delle tenebre
portando in sella alcuni manichini abbigliati come i nostri compagni
che viaggiavano comodamente e segretamente in carrozza.
domenica 21 dicembre 2014
"Adoro i piani ben riusciti"
Arriviamo
preparati davanti il Green Star a poche ore dall’incontro, ma una
volta dentro il piano capitola immediatamente, non sono intenzionati
a far salire me e Mc Clintoc scortati, così Carter decide di tornare
indietro e prendere tempo, purtroppo al nostro ritorno in hotel, quel
che troviamo ha dell’incredibile, Toro gravemente ferito, Watson
morto e aggiungiamo che Doc non ha ancora fatto ritorno. L’indiano
ci racconta di essere stato attaccato da strani uomini in tute rosse,
agili e competenti nell’uso delle armi da taglio, la morte dello
scienziato lo ha colpito nell’onore. Riusciamo a riprenderci
velocemente da tutti gli eventi per via della rabbia dovuta
all’attacco, cosa c’entrano gli asiatici? C’è Turbol dietro i
sabotaggi? E’ venuto il momento di tornare all’hotel e giocare a
carte scoperte. Il Green Star è nel panico, gli ospiti fuggono e gli
inservienti sono nell’agitazione, è accaduto qualcosa nella stanza
ventitré, ma prima di poterci informare sull’accaduto, si
ripresentano gli uomini della Pinkerton, sostenendo di essere in
supporto al governo e di essere qui per prendere in consegna gli
scienziati, purtroppo ora che Carter è ricercato non possiamo
calcare la mano, anzi scopriamo che anche Brett nasconde qualcosa
dato che anch’egli e tra i ricercati dal governo, così io e Mc
Clintoc siamo portati dallo sceriffo. Calo così la maschera e
sostenendo di essere in missione per conto di mio zio, riesco uscirne
per riunirmi ai miei compagni, purtroppo lasciando lo scienziato
nelle loro mani. Siamo ancora una volta in hotel, dove ritrovo Doc
gravemente ferito, probamente dagli asiatici; ci troviamo così
totalmente sconfitti dagli eventi. Il silenzio viene interrotto
dall’improvvisa comparsa di Mc Clintoc alla nostra porta, egli
sostiene di essere miracolosamente scampato ad un attacco degli
uomini in rosso dove hanno perso la vita gli uomini della Pinkerton,
e di essere ancora una vittima in quanto possiede alcuni schemi di
armi che non sono ancora in mani sbagliate. Ma come evitare che la
situazione peggiori? L’idea questa volta arriva da un piccolo
indizio, un giornale in stanza col titolo “ambasciatore giapponese
in visita San Francisco”, il destino? Una coincidenza? Lo spunto
per la vendetta? Forse, fatto sta che arrivati a San Francisco
potremmo mettere sotto la vista di tutti gli schemi dei lavori di
Watson e Mc Clintoc, per proteggerli, magari pubblicare la notizia.
Un nome spunta sulle labbra di alcuni di noi: “Mark Twain”.
lunedì 8 dicembre 2014
Camuffarsi...
Qualche
ora dopo Carter ritorna con poche informazioni nuove se non che
nessun minatore sospetto e stato visto nei pressi del telegrafo, e
ciò ancora una volta illumina la mia mente, rimembro infatti che, è
fortemente plausibile che il nostro minatore fosse non solo
camuffato, ma nemmeno americano, anzi di origine asiatica. Dopo le
ultime rivelazioni l’idea migliore è di riposare le poche ore che
ci separano dal mattino e dalla ripartenza, per potere analizzare
quanto accaduto a mente lucida.
Fallon
City, Luglio, 26, 1880. Svegli e relativamente riposati, arriviamo in
stazione di buon mattino con gli occhi aperti per possibili sospetti,
in special modo asiatici. Saltano però subito alla nostra
attenzione, degli inviati della Pinkerton, una sottospecie di
associazione privata al soldo del governo per missioni “sporche”,
c’entrano anche loro in questa storia? Non troviamo risposta a
questa domanda e nemmeno traccia di asiatici, così non ci rimane
altro che partire alla volta di Austin, in un viaggio decisamente più
tranquilla della volta precedente. Arrivati in città ci affrettiamo
a trovare un riparo provvisorio, in un hotel distante dal Green Star,
per studiare un piano d’azione. Siamo per una volta tutti d’accordo
che la situazione è compromessa, è scontato infatti che i
sabotatori, chiunque essi siano, sono già pronti a tenderci una
trappola, consideriamo quindi un primo sopralluogo all’hotel, a cui
parteciperò in prima persona insieme a Carter, Brett e l’inutile
reverendo, mentre Toro e Doc proteggeranno gli scienziati. Il Green
Star è un hotel di lusso, ma si mostra subito come un luogo adatto a
trappole dato il gran numero di ospiti e le molte entrate e uscite.
Otteniamo poche informazioni ma fondamentali, gli emissari del
governo infatti hanno riservato un intero piano per l’incontro con
gli scienziati, e i locali sono interdetti a chiunque. Tornati alla
stanza con le novità, i pareri su come agire sono contrastanti, così
mostro nuovamente di saper essere pedina fondamentale del gruppo con
un idea: camuffarmi da Watson per infiltrarmi all’interno
dell’hotel e poter aver maggior controllo sulla situazione. I miei
compagni non conviti accettano perché in fondo è l’unica idea che
abbiamo, così Carter, Brett, Johnson ed io andremo in Hotel, Doc
sarà fuori di supporto e Toro continuerà a tenere d’occhio Watson
di cui ho magistralmente preso le sembianze.
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