Nei
pressi della valle dei giganti, Luglio, 20, 1880. Il risveglio ci
coglie di sorpresa con un’inaspettata cavalleria al galoppo, la
prudenza è sempre stata nostra amica, quindi cerchiamo di stabilire
un veloce piano di azione, ma nel mentre notiamo che i cavalli sono
vicini proprio alla nostra abitazione e che è troppo tardi per
gestire un piano in quanto una voce ci intima di uscire. Varchiamo la
soglia con le mani ben in alto e tiriamo un sospiro di sollievo
quando notiamo che si tratta dell’esercito messicano, quindi,
teoricamente, nostri alleati. Il maggiore Variera si presenta con
tono formale ma amichevole, e scopriamo che la fama di Carter arriva
anche qui, possiamo quindi sederci intorno al fuoco per analizzare la
questione. Il maggiore e il tenente Mendez ci ragguagliano sullo
stato della situazione, e soprattutto sul fatto che non è Tulac,
l’unico problema, ma anche il messicano Mescal, e principalmente la
loro alleanza in questo particolare affare dei fucili. Tulac e suoi
alleati sono barricati al Castillo, una piccola fortezza a ovest di
qui, non troppo distante dalla valle dei giganti. Carter e Variera
convengono che il miglior piano d’azione altri non può essere che:
il nostro piccolo gruppo, perpetrerà un indagine nella valle per poi
riunirsi all’esercito, dopo due giorni, al Castillo per l’assalto
finale ai banditi. Ci salutiamo con tutti i convenevoli del caso e
partiamo diretti verso la zona paludosa che precede la valle, ma
l’imprevisto è sempre dietro l’angolo, ci imbattiamo infatti,
non visti, in tre banditi che stavano perquisendo quello che sembrava
essere un cadavere. Per i miei fidi compagni è facile avere la
meglio dei tre banditi, due a terra è uno è subito preda del nostro
gigantesco indiano. Emiliano, il bandito, parla, senza troppo sforzo,
il cadavere è di un servo fuggito dalla fortezza, era stato
inseguito per evitare trapelassero informazioni, ma a quanto pare il
problema non è stato arginato. Il nostro prigioniero aggiunge che
nella valle hanno stabilito un piccolo insediamento per il
rifornimento di veleno. Consci che la nostra missione diventa sempre
più chiara ci avventuriamo nel terreno paludoso, non prima di avere
augurato un buon viaggio a Emiliano nel deserto. La palude è davvero
inospitale e ogni movimento è faticoso, siamo talmente concentrati
ad avanzare che non ci accorgiamo dell’ennesimo attacco degli
indios, la lotta è serrata, ma anche qui riusciamo a sopravvivere,
pagando il però il prezzo della morte di due dei nostri cavalli.
Giungiamo quindi nella valle, essa è recintata da immense
costruzioni di pietra, che nonostante tutto non posso non apprezzare,
la valle è pregna di fumi e gas emanati dal terreno che rendono
pessima la visuale e la nascondo ad occhi indiscreti e per chi non sa
dove passare. E’ infatti difficile anche accorgersi che è
sopraggiunta la notte, ma decidiamo lo stesso, con serrati turni di
guardia, di riposare.
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