martedì 30 settembre 2014

Spari e acqua

Troviamo infatti Toro e Doc davanti al saloon che stanno aggiornando lo sceriffo di quanto accaduto e si trovano ben sorpresi di vederci arrivare. Dal farfugliare di Rhodes lo sceriffo capisce subito che quello che è accaduto non torna, e capisce dalle imprecazioni di Carter, che chiudere al sicuro il proprietario dell’emporio può sicuramen
te non essere una cattiva idea, così lo affida al suo vice per portarlo in cella. Ci ritroviamo tutti cosi al saloon per festeggiare un altro caso, che comunque pare risolto, e io non posso fare a meno di domandarmi come sia possibile che degli imprenditori come Rhodes e Bradford siano caduti vittime della superstizione, Pablito, ovunque egli sia è semplicemente un farabutto. Siamo in tarda serata e sono passate alcune ore ormai quando sentiamo grida provenire dalla strada. Ci raggiungono il vice e lo sceriffo raccontandoci che stavano scortando indietro Rhodes perché aveva mostrato la volontà di raccontare ancora particolari quando sono stati aggrediti, e Rhodes ha perso la vita come tutti gli altri, mummificato. Cerchiamo di collegare come gestire quanto successo quando, i più svelti di occhio notato una figura misteriosa in uno scorcio poco illuminato della strada, e i più svelti con la pistola colpiscono. Troviamo subito tracce di sangue, che si allontanano, non può essere altri che Pablito, parte l’inseguimento. Carter balza subito davanti, seguito da Toro e Doc. Fatico a tenere il loro passo è solo poco tempo che mi sono riscoperto uomo d’azione, ogni occasione durante il tragitto è buona per i miei compagni per tentare un altro colpo di pistola. La notte è sempre più buia mentre arriviamo nei pressi del fiume, le ore che seguono sono riassumibili con poche parole, spari e acqua. Carter tenta l’inseguimento in acqua, tentiamo di supportarlo alla meglio, ma la situazione è frenetica, Pablito quasi inumano, tantoché riesce a guadare il fiume. Il nostro gruppo arrivato dall’altra parte della riva riesce solo a scorgere un cavallo dietro la collina che si allontana e constare che ormai è ora di tornare indietro, sconfitti. 

domenica 28 settembre 2014

False testimonianze

E’ evidente che diviene necessaria un'altra indagine con i proprietari dell’emporio, la fortuna ci assiste e incrociamo Bradford uscire dal saloon. Non appena ci avviciniamo Bradford appare più stizzito, se possibile, dell’ultima volta, ma Toro e Doc impiegano pochissimi secondi a prepararlo all’interrogatorio. Il comproprietario sostiene di non vedere Pablito da giorni e che tutto ciò sia assolutamente normale, la reticenza del commesso è talmente strana che persino il capitano mantiene la calma curioso di scoprire cosa c’è davvero dietro. Ma ecco che Bradford, fa appena un piccolo cenno per congedarsi, che lo vediamo, prima cadere a terra e dopo pochi secondi, ecco l’incredibile, il corpo mummificato in pochi secondi, sono esterrefatto. Anche se l’istinto mi gridava di cercare riparo, è evidente che è stato un colpo mirato e posso avvicinarmi al cadavere per notare un piccolo foro sul collo e un altrettanto piccolo dardo vicino, il caso potrebbe essere risolto. Da una veloce ricostruzione, la soluzione più plausibile è appunto un’alleanza fra Bradford e Pablito per derubare Rhodes, per Carter il caso sarà completamente chiuso dopo aver informato il proprietario superstite, così io e lui ci dirigiamo all’emporio, mentre Toro e Doc rimangono al saloon per attendere l’arrivo dello sceriffo e informarlo dell’accaduto. Arrivati all’emporio troviamo tutto chiuso, siamo quasi decisi ad abbandonare l’ultimo saluto a Rhodes, quando sentiamo dei rumori provenire dal retrobottega, dobbiamo bussare animatamente e più volte, perché il proprietario compaia alla porta. Rhodes ascolta con attenzione la storia, e noto subito in lui più paura che rabbia per il tradimento, così Carter decide di andare a fondo alla questione calcando un po’ la mano, e inaspettatamente il proprietario, scoppia in lacrime al grido di “non voglio morire.” La situazione diventa così addirittura tragicomica, Rhodes piange e solo dopo alcuni ceffoni del capitano, riprende a raccontare, ma questa volta, la verità. Pablito ha bussato all’emporio qualche settimana fa, presentandosi inizialmente come un semplice manovale in cerca di lavoro, per mostrarsi come una specie di “stregone” e ricattare gli stessi proprietari, infatti, Rhodes, ci comunica che lui e Bradford nel recupero fucili non avevano la benché minima parte. Trasciniamo fuori Rhodes e decidiamo di portarlo al saloon con noi, dove ormai dovrebbe trovarsi lo sceriffo, per affidarlo alle sue cure e dimenticarci di questa pessima storia, il tutto solo dopo l’ennesimo ceffone di Carter al piangente prigioniero.

venerdì 26 settembre 2014

Il cadavere mummificato

Oltre le canoe, la vegetazione nasconde quello che a giudicare dai vestiti sembra essere l’aiuto macchinista scomparso, ma la cosa inquietante è che lo troviamo completamente mummificato, quando sappiamo benissimo che non più di un paio di giorni sono passati dalla sua presunta morte. Accingendomi a esaminare il corpo noto un foro, probabilmente provocato da un dardo alla base del collo, un veleno forse? Dall’avventura con Victor, non mi stupirei se si trattasse di un composto capace di provocare un una mummificazione dei tessuti. E a sostenere la mia teoria che espongo a un sempre più irritato Carter, per via delle stranezze della situazione, trovo vicino al corpo quello che sembra un piccolo contenitore rotto. Torniamo in città ormai alle prime ore della sera, ed è così che incrociamo lo sceriffo durante la sua pattuglia. Alle domande di Cane sui nostri risultati, mostriamo in risposta il contenitore, e al nostro gesto, lo sceriffo ci svela che null’altro si tratta del medaglione di Pablito, il tuttofare di Rhodes. Quasi a voler spezzare la tensione, si avvicina a noi, un distinto signore, che riconoscono subito essere qualcuno di acculturato, a differenza della maggior parte di incivili che stanno popolando le nostre avventure americane; egli si presente come Arthur Jones, ricercatore anche lui in viaggio e nello specifico per la Virginia. Carter quasi scocciato per la situazione, al sentire la parola “ricercatore” decide di provare a chiedere informazioni al signor Jones, sullo strano contenitore da noi ritrovato. Mentre osservo Jones, analizzare, riesco a rendermi conto che si tratta di un uomo in possesso di una grande cultura, ma di un pessimo metodo di studio, infatti riesce solo a ricordarsi di averlo già visto, ma nulla più per poi correre verso il treno, solo dopo aver promesso a Carter che avrebbe scritto dalla Virginia per darci qualche informazione in più. 

domenica 21 settembre 2014

Arizona City

Arizona City, Luglio, 18, 1880. Arriviamo come al solito a metà mattinata, Arizona City è piccola formata dall’emporio e dalla ferrovia come uniche strutture degne di nota ed è vicino al confine, questo mi porta alla supposizione che dietro tutto potrebbero tranquillamente esserci l’opera dai messicani, quella sporca feccia che altro non fa che devastare le terre vicino al confine, se non fosse per le strane modalità, quindi non ci resta altro che indagare. Come prima tappa in città la visita allo sceriffo è una scelta obbligata, e scopriamo con curiosità che anche qui la reputazione di Carter lo precede. Lo sceriffo Oscar Cane ci accoglie con pochi convenevoli e ci racconta subito i dettagli che potrebbero fare la differenza nella nostra indagine: i fucili aumentavano di numero a ogni carico e sono sempre stati senza scorta, ed ogni furto è stato mirato e senza vittime, salvo l’ultimo dove l’aiuto macchinista di coda è sparito completamente e misteriosamente, forse un complice? L’unico indizio veramente degno di nota è la mappa della zona, che segna i punti sensibili, tra i quali il Gila River che costeggia un piccolo tratto del percorso del treno. Ancora confusi dal mistero altra, tappa obbligata per capirci qualcosa è la stazione, dove troviamo il capo macchinista Anthony. Uomo rude e di fatica aggiunge ben poco a quel che già sapevamo confermandoci che dalla capo del treno nulla ha potuto sentire o vedere salvo alla stazione notare che il carico veniva ogni volta sistematicamente rubato. Ormai stanchi di non avere un quadro chiaro ci dirigiamo direttamente alla fonte, all’emporio Rhodes dove veniamo accolti dal signor Bradford, uomo talmente anonimo che viene scambiato da Carter da nulla di più che un commesso, rivelandosi invece il socio dell’emporio. Rhodes conferma al capitano Carter che la mancanza della scorta per il carico era dovuta a una ristrettezza di fondi e che non ha nessun sospetto in particolare, mentre a durante il mio interrogatorio a Bradford, non emerge nulla di più. Decidiamo quindi di fare un ultima prova ripercorrendo a ritroso la ferrovia e dopo circa un’ora arriviamo vicino al fiume. La zona che unisce la ferrovia al Gila River è quanto mai piena di sorprese, troviamo nascoste tra la vegetazione alcune canoe non riconducibili a nessuna tribù, ma abbastanza sospette da indicarci che potrebbero essere state usate per trasportare il carico, che magari era stato fatto cadere in acqua durante il tragitto, così mentre la situazione sembra sbloccarsi, ancora un volta il mio occhio attento è fondamentale.

mercoledì 17 settembre 2014

Partita a Poker

Prima di lasciarci andare, ci informa del miglior saloon dove riposarci ma ci avverte anche di fare attenzione a WildCat, un famoso giocatore che è arrivato in città. Non appena lo sceriffo parla di poker, Doc si allontana pronto alla ricerca di emozioni e alcool con il cosiddetto professionista del poker; non posso fare a meno di seguirlo sono curioso di studiare tale individuo WildCat. Così ci separiamo Carter intima che se non riesce a levarsi la polvere di dosso avrebbe cominciato a sparare a chiunque avesse davanti, lui e Toro Scatenato si dirigono così alla ricerca di un bagno mentre io e Doc siamo impazienti di verificare le abilità al poker del famoso giocatore. Doc si siede davanti a WildCat senza dire nulla, con bottiglia di whisky alla mano, e così ben presto siamo carte alla mano. Si potrebbe pensare che in America come in Europa il poker sia un gioco di astuzia, di sottigliezze e studio dell’avversario, ma non ci sarebbe nulla di più sbagliato, nel “selvaggio west”, parliamo di un gioco di sguardi e di intimidazione. Doc quasi non guarda le carte, talmente è tanto concentrato sul nostro avversario, talmente tanto, che per un momento vedo WildCat quasi spaventato, almeno fin quando tirate giù le carte, il suo punto è il superiore. Strano questo americano, gioca in modo violento e quasi arrabbiato, così poco concentrato al gioco che per me è difficile interpretare le sue emozioni. Secondo giro, oramai io e gli altri due gentiluomini al tavolo siamo solo gli spettatori della partita fra WildCat e Doc, la tensione è palpabile, tutto il saloon è avvolto in un innaturale silenzio, che viene spezzato solo dalle parole di WildCat “scala”. Dopo i quindici secondi più lunghi ai quali abbia mai assistito, Doc, senza nemmeno sorridere, sentenzia la fine della partita con un solo sibilo “poker”. Sembrerebbe tutto finito, quando il nostro avversario, non si mostra altro che un bambino capriccioso, accusando il mio compagno d’avventura di barare, Doc sprezzante lo invita a bere, e di tutta risposta WildCat riesce solo a provare a estrarre le pistole prima di scappare fuori dalla porta per i colpi di Doc, la partita è vinta e la pelle e i soldi sono salvi, anche per oggi. Mentre Doc comincia a festeggiare nel suo modo preferito e io comincio il mio studio, prettamente scientifico, per le donne locali, entrano nel saloon Carter e Toro. Abbiamo solo voglia di rilassarci quando gli Earp si siedono al nostro tavolo, questo è quello che mi verrà raccontato al mattino dai miei compagni, mentre ero impegnato negli studi in camera con la signorina del locale. Ad Arizona city si sono verificati tre furti di fucili, tutti riconducibili al carico del signore Rhodes e tutti avvenuti durante il trasporto verso la citta da San Francisco. Quel che io ricordo della mattina successiva è il cavallo che mi conduce ad Arizona city. 

giovedì 11 settembre 2014

Tombstone

Tombstone, Luglio, 17, 1880. Il viaggio verso la nostra nuova tappa è stato molto diverso da come lo avevo immaginato, credevo avremmo cercato di analizzare e capire la situazione in cui eravamo incappati, invece i miei compagni non hanno fatto altro che rimuginare ad eccezione dei canti dell’indiano si può praticamente dire che abbiamo viaggiato nel silenzio più totale, come se Carter fosse arrabbiato nonostante le scoperte e la vittoria in miniera, cosa sarà successo? Tombstone è davvero grande, ancora lontana dalle vere città dell’Europa ma non posso non apprezzarne la vivacità e l’affollamento. In particolare è curiosa la gran calca vicino a quello che scorgo essere un patibolo, con ben tre uomini in attesa del giudizio dei quattro inflessibili sceriffi sotto di loro. Mi soffermo con lo sguardo verso gli uomini in nero che si dirigono verso di noi; ma prima che possa dire qualcosa, il più alto dei tre ha sparato al cappio di uno dei condannati. Il tentativo di fuga di questi sporchi bifolchi ha vita breve, infatti uno di loro è già a terra sotto i precisi colpi di Doc mentre Carter comincia a puntare gli altri due. Io e Toro ci dirigiamo verso la folla, l’uomo che si è ribellato al cappio tenta di fuggire aizzando il cavallo contro la folla. Cerco di divincolarmi meglio che posso ricordando le giornate a cavallo nella tenuta, presto io e il malvivente siamo fuori dalla folla, di quei momenti concitati ricordo solo il viso spaventato dei passanti durante il breve inseguimento e infine Toro Scatenato che mi aiuta a rialzarmi dopo la caduta da cavallo, credo di aver giudicato male l’indiano… Mentre mi riprendo noto che Doc e Carter hanno sbaragliato facilmente gli aggressori e stanno discutendo con gli sceriffi. Quando mi avvicino scopro che abbiamo a che fare con i fratelli Earp, tutori dell’ordine di queste zone, che ci ragguagliano sulla situazione. Il tentativo di fuga che abbiamo sventato era ad opera dei Cowboys, un gruppo di fuorilegge al soldo di Grucius, un poco di buona che terrorizza questa zona, da molto tempo. Wyatt Earp inoltre ci informa che la nostra permanenza a Tombstone sarà breve, il governo ci ordina di tornare al confine, ad Arizona City per investigare su uno strano furto di fucili. Siamo sempre al servizio delle legge e dell’avventura, anche se il capitano si convince a partire solo al parlare della ricompensa.

domenica 7 settembre 2014

La fine o l'inizio?

In seguito questo è quanto ricostruii grazie ai racconti dei miei compagni di quanto era accaduto nella miniera, unito al mio successivo sopralluogo. Carter, Doc e Persino l’indiano hanno dimostrato il loro valore addentrandosi nella miniera combattendo con quelli che sembrarono a prima vista una sorta di cadaveri rianimati scientificamente, però a poco è servito il loro tentativo di inseguire il responsabile che a quanto pare
si trovava nella miniera proprio in quel frangente. Pare che dietro tutto ci sia il mio vecchio compagno di università Victor, che nella miniera utilizzava i corpi dei minatori per una sorta di esperimento, dai suoi studi, ho potuto ricavare solamente che la formula che utilizzava era stata scoperta insieme ad antichi resti indiani. Antichità indiane che raccontavano una storia quanto mai curiosa. Secoli or sono degli esseri arrivati dalle stelle attaccarono le tribù del luogo, che riuscirono a ricacciarli con l’aiuto di cinque valorosi capi. Ovviamente stiamo parlando di allucinazioni dovute al fumo dei selvaggi, ma di concreto c’è che i cinque corpi erano qui presenti e sono proprio quelli di cui si sono appropriati i teschi.
Carter e gli altri dopo aver perso le tracce del colpevole, si ricongiungono a me solo per fuggire in fretta verso la città, per cercare di capire di più sulle possibili implicazioni nella comunità stessa. Nessuno di noi vuol parlare più del dovuto di quanto accaduto e visto nella miniera la tensione palpabile viene rotta dall’arrivo di Matt che ci svela quello che potevamo già intuire. Il colonnello dell’avamposto militare ci ha fatti seguire e tenere d’occhio fin dal nostro arrivo e ora sta cercando di farsi consegnare un mandato per arrestarci, come minimo.
La nostro ultima tappa in città e presso lo sceriffo per metterlo al corrente dello stretto indispensabile e per ragguagliarlo sulla fine del povero Jacky. La situazione è tesa e subito dopo il rapporto di Carter per telegrafo, siamo tutti d’accordo per partire alla volta della vicina Tombstone, come unico indizio presente sulle carte di Victor, c’entreranno davvero i teschi? E l’inizio di un avventura o di un incubo?