Abbiamo
il sopravvissuto davanti, è visibilmente scosso; e nonostante sia
stato proprio lui ad attaccarci, stranamente dal suo viso, nonostante
la vistosa sporcizia, riesco a capire che è solo un povero
disperato, mentre i miei compagni credo facciano quasi a gara a chi
lo intimorisce di più. Ci racconta, incoraggiato da Carter, di
chiamarsi Matt, di essere, come è evidente dai suoi vestiti, un
minatore. Lui e il suo compare sono stati reclutati per seguirci,
sfortunatamente, era proprio l’altro ad avere i contatti con il
mandante, i miei compagni non si fidano cercano di estorcere
informazioni allo sventurato, ma è evidente che sta dicendo la
verità. Ci racconta che in città c’è un altro uomo potente oltre
Marlon, cioè O Connor il gestore dell’emporio ha parecchie
attività aperte con l’esercito. Ma soprattutto ci dice che la
miniera è esaurita da ormai due mesi e mezzo, giorno in cui il capo
miniera Francis li ha cacciati via, anche questo è vero; ma allora
perché Marlon ci ha raccontato di un carico che doveva partire due
giorni fa? Davvero non sapeva nulla. L’ultima cosa che aggiunge
prima di richiudersi nella paura è di una misteriosa serie di
cunicoli naturali scoperti nella miniera proprio nel suo ultimo
giorno. Carter decide che sarebbe una buona idea mandare indietro il
povero disgraziato per scoprire chi li aveva assoldati, io mi limito
a confermare che è certo che Matt non ci avrebbe mentito, cosicché
lo mandiamo indietro con dieci dollari e la minaccia di aiutarci o
fare una fine orribile.
Cavalchiamo ancora per qualche ora, finché poco prima che cominci a fare buio, l’indiano grazie alla sua vista sviluppata, riesce a notare quello che sembra il teatro di un massacro poco distante, annunciato dal gran numero di avvoltoi che gli volano intorno; il Capitano suggerisce con il suo solito tatto, che sarà meglio per noi occuparcene l’indomani dopo aver riposato. Mentre mille domande affollano il gruppo, sorseggiamo altro caffè, prima di decidere i turni di guardia, Doc, impaziente e irruente come al solito, sarà il primo, io avrò l’onore di essere secondo, poi il capitano Carter e infine il selvaggio. Vengo istruito su come condurre un turno di guardia, di come non dovrei né scrivere, né leggere, per mantenere alta la concentrazione, ma ciò che è accaduto fin ora, è troppo interessante per non essere documentato.
Cavalchiamo ancora per qualche ora, finché poco prima che cominci a fare buio, l’indiano grazie alla sua vista sviluppata, riesce a notare quello che sembra il teatro di un massacro poco distante, annunciato dal gran numero di avvoltoi che gli volano intorno; il Capitano suggerisce con il suo solito tatto, che sarà meglio per noi occuparcene l’indomani dopo aver riposato. Mentre mille domande affollano il gruppo, sorseggiamo altro caffè, prima di decidere i turni di guardia, Doc, impaziente e irruente come al solito, sarà il primo, io avrò l’onore di essere secondo, poi il capitano Carter e infine il selvaggio. Vengo istruito su come condurre un turno di guardia, di come non dovrei né scrivere, né leggere, per mantenere alta la concentrazione, ma ciò che è accaduto fin ora, è troppo interessante per non essere documentato.
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