lunedì 5 gennaio 2015

I Magister 12

La situazione sembrò ancora precipitare quando un terzo diavolo nero spuntò da dietro l'accampamento e puntò la sua affilatissima spada alla gola di Doc, prendendolo come ostaggio: ma qui, Bret dimostrò per la prima volta la faccia tosta e il sangue freddo maturato in tante serate a poker, proponendo un accordo fulmineo al comandante Lomax, barattando un aiuto contro gli infedeli orientali in cambio del permesso di uscire dal rifugio nel quale si trovavano, tenuti sotto tiro, ricordando per inciso che i giapponesi cercavano i loro stessi progetti. I proiettili congiunti di tutti i cristiani costrinsero il cane scintoista a ripiegare, ma, come avremmo scoperto in seguito, restò in zona.
In effetti, avemmo appena il tempo di congedare (con qualche scambio verbale poco adatto ad un resoconto vergato da un servo del Signore) Lomax ed i suoi uomini rimasti in vita, e di appropriarci per i poveri (noi) degli averi dei morti, quando una freccia colpì Toro Scatenato, che immediatamente cominciò a vacillare. Era il demone scintoista sopravvissuto, che annunciava di avere avvelenato il nostro amico ma di essere disposto a scambiare l'antidoto con lo scienziato John, l'indomani stesso.
Non so perché il Signore scelse proprio Bret per la sua intuizione, forse per il fiuto per cui i giocatori d'azzardo riconoscono coloro che sono lordi del loro stesso peccato, fatto sta che egli intuì che il nostro misterioso avversario non avrebbe saputo resistere ad una scommessa: gli propose di giocare, invece, a carte la vita del nostro amico e quello, incredibilmente, accettò. Tuttavia, o il Signore volle aiutare i suoi servi, o Bret ha risorse non del tutto leali, fatto sta che vinse tutta la posta e, lealmente, il giapponese diede l'antidoto a Toro Scatenato senza pretendere nulla in cambio, salvo le spoglie dei suoi amici defunti. Io avrei voluto redimerlo alle spalle con la mia gatling, poiché la parola data agli infedeli non ha valore, ma i miei amici mi trattennero.

Ripartimmo così alla volta della sede dei Master 12, che si rivelò essere sita nella splendida villa al centro di una sorta di piantagione malamente coltivata da finti agricoltori – in realtà palesemente soldati che avevano appena dismesso l'uniforme. Qui ci attendevano i nostri committenti e i nostri compagni, che avevano viaggiato in modo molto più comodo e sicuro, ma assai meno glorioso.


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