Lo
sceriffo Banner si presenta come rozzo uomo di legge, quale è
evidentemente essere, accanto a lui, uno suoi vice, Kurt. Banner ci
invita nella sua baracca, lì grazie alla confidenza che sembra
esserci col capitano Carter, acquisiamo molte informazioni utili, che
spiccano tra l’ovvia disastrosa situazione economica della città.
A catturare la mia attenzione è il nome del sindaco nonché
proprietario della banca e della miniera, il signor Marlon, nome che
credo di aver già sentito anche se non ricordo dove, dovrò
approfondire, secondario per me è invece la sparizione dell’altro
vice dello sceriffo, Jacky.
Dopo aver salutato con pochi convenevoli, riesco a far valere la mia opinione indicando come prossima tappa, la banca di Marlon. Definire banca quel piccolo edificio è un insulto alle vere banche della grande città, ma se così deve essere… La segretaria di Marlon da dietro lo sportello rimane un po’ stupita dal nostro arrivo, e con la sua solita “cordialità” il capitano Carter le intima di annunciarci a Marlon. Noto subito che Marlon può definirsi aristocratico, solo in quanto arricchito, spiacevole, ma comunque notevole. Ci racconta, molto, forse troppo, che è praticamente proprietario di tutta la città, che la miniera è veramente esaurita, ma che non ha informazioni dai suoi impiegati da giorni, e inoltra si lamenta degli aiuti statali, in particolar modo dello zio, molto spiacevole, sarò costretto a riferire. Ci congediamo dopo che mi sono premunito di raccogliere un’autorizzazione dal signor Marlon per entrare in miniera ed eliminare le probabili seccature a venire. A differenza di quanto annunciato al signor Marlon, Carter sostiene che sarebbe meglio partire subito, per sviare i sospetti, dice, quindi ci dirigiamo dal maniscalco per i cavalli.
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